lunedì, novembre 27, 2006

Senza parole, Pinotto


Come diceva il buon vecchio parroco:"Diventate ciechi".
Sul sito www.masturbateforpeace.com, però, sono convinti di aver trovato una giusta causa.

sabato, novembre 25, 2006

Buy or Die!!! Gli inviti all'ascolto di Gianni



Dufresne: Atlantic (V2 2006)
Voto: 8

C'è una bellissima sorpresa che balza subito all'orecchio quando si ha tra le mani questo cd per la prima volta e lo si comincia ad ascoltare: Atlantic è un ottimo prodotto, ed è italiano al 100%! Si, avete capito bene. Questa band viene da Vicenza ed è pronta a conquistare proseliti in tutto lo stivale e non solo. Dominik, Zeno, Ciube, Luca ed Ale irrompono in una scena indiscutbilmente sterile (per quanto riguarda screamo core ed affini) e lo fanno con un lavoro ben strutturato, condito da una buona tecnica strumentale e da un giusto mix di aggressività e melodia. Con il supporto alla produzione di David Lenci (One Dimensional Man) e Darian Rundall (Penniwise, Suicidal Tendencies), questo disco presenta tutto quello che ci si può aspettare da un full-lenght di genere. Potenti muri sonori, riff granitici e chitarre stop'n'go, cantato a metà tra lo screamo e il melodico, il tutto tenuto in piedi da un tappeto ritmico nervoso e frenetico quanto basta. Quello che rende i Dufresne ancora più accattivanti sono i testi cantati in italiano (che tanto ricordano le alternanze hard/soft stile Linea77) e l'accompagnamento della tastiera che riempie il sound in maniera impeccabile. Difficile rimanere indifferenti di fronte ai cambi di tempo di “Baba Yaga” o “Fashion Kills Romance”, difficile rimanere fermi quando si hanno nelle orecchie canzoni come "Nexiest Luces" o "Readymade Complaints", come è difficile non restare compiaciuti di fronte ad un gruppo ingegnoso che ha saputo giocare le proprie carte al momento giusto.
Complimenti vivissimi e, almeno per una volta, onore al tricolore!!!
Gianni

Website: www.dufresne.it

giovedì, novembre 23, 2006

Febbre a 90’, calcio e vita secondo me, Pinotto.



George Best se n’è andato un anno fa. Approfitto di questa pur triste ricorrenza per scrivere un po’ di lui.
Ho un quadro, appeso sul muro di camera mia, comprato al mercato di Camden Town che lo ritrae con la solita maglia rossa del Manchester United, con i capelli lunghi e con il sorriso strafottente che aveva a vent’anni.
E’ proprio da una posa come quella che sembra uscire la sua espressione più nota: «Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l'ho sperperato.» E’ lo stesso periodo in cui Pelè esclamava: "George Best e' il più grande giocatore del Mondo"(1966)
Ci sono parti della vita di questo incredibile personaggio a cui i media non si sono mai interessati sono l’infanzia e l’adolescenza. Ancora non faceva strage di Miss Mondo e non creava linee di abbigliamento col suo cospicuo patrimonio. Queste fasi della sua esistenza si possono conoscere bene solo leggendo la sua autobiografia “The Best”. Qua ne riporto alcuni brani che mi sono rimasti particolarmente impressi.
Non c’entrano nulla col calcio giocato, non parlano dei suoi primi dribbling ma di un bambino/ragazzo che, come molti nel secondo dopoguerra, non aveva nulla, ma che a differenza degli altri, nel resto della sua esistenza, ha scelto di prendersi tutto.

“Quando iniziai a frequentare la Nettlefield Primari School, che si trovava vicina alla casa dei nonni Withers, a mezzogiorno schizzavo a casa a farmi una fetta di pane tostato e una tazza di tè, e cinque minuti dopo ero già nel cortile della scuola a prendere a calci il pallone. E dopo la scuola era lo stesso. Il pane i miei lo tostavano da un lato solo perché usavano un fornelletto elettrico e appena un lato era pronto lo spegnevano per risparmiare corrente. Anni dopo la signora Fullaway, che mi ospitava in casa sua quando stavo al Manchester United, un giorno mi rivolse uno sguardo preoccupato.
“Il burro te lo spalmo sul lato giusto, vero?” mi chiese.”Quello tostato”.”

“In famiglia non avevamo un televisore, per cui quando sapevo che c’era una partita iniziavo a prendere a pallonate il muro della casa del vicino una decina di minuti prima del fischio d’inizio. Il vicino era un tizio che si chiamava Harrison e naturalmente non poteva fare a meno di sentire le mie pallonate e sapeva che ero un patito di calcio. Mi lasciava col fiato sospeso fino a poco prima dell’inizio dell’incontro, poi apriva la porta e mi diceva tranquillamente, come se l’idea fosse stata sua:”Ti andrebbe di venire dentro a vedere la partita con me?” Io schizzavo in casa sua come una pallina da flipper e alla partita successiva dei Wolves rimettevamo in scena la stessa commedia.”

“Ero abbastanza timido quando c’erano in giro delle donne, ma ce n’era una che era ritenuta una specie di nave scuola per cui pensai che fosse lei quella con cui provarci. Ma nonostante la sua reputazione pareva io fossi l’unico che non riuscisse a farsela e, credetemi, non certo per mancanza di determinazione.
Così alla fine iniziai a uscire con un’altra ragazza di nome Liz, che era molto più carina ma che non te la faceva vedere nemmeno da lontano. E anche questa volta non certo perché io non ci provassi. Forse fu proprio da lì che iniziai a desiderare tutto ciò che non potevo avere. Io e Liz comunque restammo insieme per un po’ e ci dedicammo con grande entusiasmo a pomiciate e pratiche affini nelle ultime file del cinema o nascosti dietro le rastrelliere per le biciclette dell’oratorio.”

Senza parole, Pinotto

Questa foto proviene dal sito www.scegligesu.com e dopo averla vista beh non si può che restare senza parole!!

giovedì, novembre 16, 2006

Leaving the Windy City

Iniziare a fare i bagagli e’ sempre triste, e non c’e’ nessun metodo efficace per alleviare questo tremendo magone. Croce e delizia del mio carattere: mi affeziono in modo eccessivo ai luoghi e alle persone. E ora ne sento le pesanti conseguenze. Saro’ senza dubbio contento di rivedere le persone che mi vogliono bene, ma non posso dimenticare il mio entusiasmante pezzo di vita qui nel cuore del Midwest. Questa citta’ ho imparato a conoscerla, amarla ed apprezzarla in ogni suo piccolo lato. E mi manchera’ da morire. Mi manchera’ il “Loop” pulsante di fretta nella rush hour. L’odore di cioccolato sputato fuori dalla fabbrica di State Street. Il famigerato autobus 22 e la Blue Line, su cui ci avro’ passato minimo un quarto delle mie giornate lavorative. Mi manchera’ Lincoln Park, il mio quartiere pieno di sushi bars e vita notturna a non finire. Il vento freddissimo che ti gela qualsiasi parte del corpo e del cervello. Chipotle e i favolosi burritos che il mio amico Valerio cucinava con ispanica diligenza. Le bevute di whisky e i terribili day after del sabato mattina. Mi mancheranno un sacco tutti coloro che mi hanno affiancato in questo breve viaggio. Julie e Patrik, mi avete trattato come un figlio e non so mai come potro’ ringraziarvi. Alicia, Sadie, Dan, Lois e Albert, avete trasformato il mio dovere in piacere, grazie per la vostra pazienza, sara’ dura senza di voi. Steve, con la tua saggezza e generosita’ d’animo mi hai insegnato che gli americani non sono tutti uguali, sono sicuro che la nostra amicizia durera’ nonostante I chilometri che ci separeranno. Richard from London, grazie a te ho capito che non faro’ mai piu’ gare di birra con gli inglesi, non c’e’ competizione. I’ll fuckin’ miss ya Jason from Seattle, you know you’re my buddy! Miss ya too Aaron, anche se mi hai fatto girare le balle piu’ di una volta. Micaela e Julia, siete state le mie migliori amiche e non vedo l’ora di riveder i vostri bei musi ma in Italia, sperando mi veniate a trovare presto. Mi mancherai molto Kristin, forse piu’ di tutti. Ogni volta che ti vedevo davo fuori di matto. Splendida come un tango di Carlos Gardel, crudele come le Idi di Marzo. Mi mancherai, anche se non ti sei comportata molto bene questi ultimi giorni. Mi pento di averti lasciato quei messaggi in segreteria, ma sinceramente non mi pento di non avere battuto un ferro che era ormai tiepido. Preferisco ricordarti come un piccolo incidente di percorso, dato che mi sono accidentalmente invaghito di te. Sapevo a cosa sarei andato incontro, ma non e’ stata colpa mia. Mi e’ successo esattamente nel periodo in cui credevo di poter controllare le mie emozioni. Mi sbagliavo di grosso. Sei stata comunque “l’errore piu’ geniale in cui cadere”, come dice il buon Manuel Agnelli. Non so pianificarmi la vita come fai tu, ma e’ probabile che il mio sia solo un arrivederci e non un addio. Forse dovrai realizzare il fatto che un giorno potremmo rivederci, e che potrei davvero lottare per averti con tutte le mie forze. E se sogno un pochino ad occhi aperti posso cambiare la realta’, posso vedermi quel martedi’ sera al Congress Theatre insieme a te, a sussurrare tra i tuoi capelli d’oro tutte queste cose senza paura, abbracciarti e stringerti tanto forte da farti capire quanto mi saresti mancata...proprio nel momento in cui Tim McIlrath dei Rise Against avrebbe intonato la canzone che, casualmente, conoscevi anche tu.
Gianni


Swing Life Away

Am I loud and clear, or am I breaking up?
Am I still your charm, or am I just bad luck?
Are we getting closer, or are we just getting more lost?

I'll show you mine if you show me yours first
Let's compare scars, I'll tell you whose is worse
Let's unwrite these pages and replace them with our own words

We live on front porches and swing life away,
We get by just fine here on minimum wage
If love is a labor I'll slave till the end,
I won't cross these streets until you hold my hand

I've been here so long, I think that it's time to move
The winter's so cold, summer's over too soon
Let's pack our bags and settle down where palm trees grow

I've got some friends, some that I hardly know
But we've had some times, I wouldn't trade for the world
We chase these days down with talks of the places that we will go

We live on front porches and swing life away,
We get by just fine here on minimum wage
If love is a labor I'll slave till the end,
I won't cross these streets until you hold my hand....until you hold my hand

I'll show you mine if you show me yours first
Let's compare scars, I'll tell you whose is worse
Let's unwrite these pages and replace them with our own words

We live on front porches and swing life away,
We get by just fine here on minimum wage
If love is a labor I'll slave till the end,
I won't cross these streets until you hold my hand
(Rise Against)

mercoledì, novembre 08, 2006

Chronicles from the Windy City

Anche se il tema principale qui a Chicago sembra essere il divorzio via-fax di Britney Spears (quasi una breaking news che ha sconvolto il mondo), vorrei azzardare un personale commento sulla situazione Midterm Elections 2006. Il popolo americano ha deciso per il rinnovo del Congresso e lo ha fatto in maniera abbastanza responsabile, considerando il menefreghismo imperante che dimora in tutto il Paese. Il popolo americano questa volta ha presentato il conto all’amministrazione Bush, una lunga lista di motivi che urlano scontento e frustrazione per il malgoverno repubblicano. Ha regalato al partito democratico la cosiddetta “House”, ed il sogno di avere sotto controllo anche il senato (stiamo ancora aspettando gli ultimi risultati). Bush e’ stato sconfitto in diversi frangenti, cio’ vuol dire che potrebbe o levarsi dale scatole o cambiare linea politica, cosa molto probabile dato il fiato “moderato” sul collo. Molti americani, con mia grande sorpresa, questa volta hanno capito tutto. First of all, questa guerra in Iraq ha portato solo morte, ha distrutto un altro paese ed ha gettato gli USA in un clima di totale insicurezza. In secondo luogo e’ stata svelata, e non solo per merito di Michael Moore, la fitta rete di sozzi intrighi e inciuci tra Bush, Cheney e i molti gruppi di interesse, i quali fornivano un immenso bacino di voti in cambio di leggi e permessi a dir poco scandalosi. Last but not least, lo zoccolo duro dei Neoconservatori ha pagato caro il polverone di impeachments che ha investito i suoi uomini di punta. Gia’, e’ tanto facile predicare saldi valori morali quando poi si razzola nella perversione sessuale (per non dire altro). Tanto semplice nascondersi dando la colpa alla bottiglia o allo stress. E questo la gente lo sa. Ha semplicemente reagito a queste cose con l’unico strumento a disposizione: il proprio voto. Prima di chiudere, lasciatemi brevemente chiosare su due elementi estremamente negativi. Primo elemento: il sistema di votazione. Possibile che in un paese dove la tecnologia e’ tanto avanzata, ci trovi a constatare che le uniche macchine funzionanti nei seggi non sono le macchine per il voto elettronico ma bensi’ i distributori di caramelle e affini? Incredibile ma vero. Secondo elemento: la comunicazione politica. In questi giorni mi e’ capitato di assistere solamente a pubblicita’ elettorali negative e catastrofiche, nelle quali l’unico scopo era denigrare l’avversario o spaventare gli elettori sulle conseguenze dell’elezione di quest’ultimo. Come possono scegliere gli elettori se non si presenta loro almeno uno straccio di programma? Come si puo’ arrivare al buon senso e al dialogo in mezzo a tanto odio? Saro’ pure un tradizionalista ma, cari miei, preferisco ancora votare qualcuno che nei suoi messaggi intenda costruire qualcosa invece che distruggere.
Gianni.

Ps: ricevo ora notizia flash che Rumsfeld si e’dimesso. Allora qualcosina sta cambiando per davvero…

Senza parole, Pinotto



A volte le immagini valgono più di mille parole...

venerdì, novembre 03, 2006

Verde, arancione,...

Ciao Jacopo,
credo che tu
sia la persona giusta
per aiutarmi a ricordare
un colore:
il colore della Ferrari,
il colore del Profondo di Dario Argento,
il colore del cartellino dell'arbitro quando ti sbatte fuori,
il colore del sugo sulla pasta,
il colore, insieme al nero, del libro di Stendhal,
il colore che in un film sta tra il bianco e il verdone,
il colore delle gote quando provi vergogna,
il colore del Moulin di Parigi,
il colore che è meglio non avere addosso vicino al toro in una corrida,
il colore del comunismo,
il colore del famoso gruppo inglese Simply...
il colore della terra su cui si gioca a tennis,
il colore che... di sera fa sperare bel tempo,
il colore di quel semaforo di merda che ci ha fotografato l'altra sera, ho fatto appena in tempo a girarmi e a chiudere gli occhi perchè, almeno quelli, volevo che non uscissero...
rossi!!!