Potremmo anche dire “Burn or Die”, dato il prezzo esorbitante dei dischi e la tendenza, mia e immagino vostra, a masterizzare qualsiasi miscuglio di note vi troviate tra le mani! Comprate, masterizzate, insomma fate quello che volete. Il mio intento è solo quello di consigliarvi qualche bel disco, perché le sole parole a volte non bastano, possono avere l’essenziale bisogno di essere armonicamente accompagnate. Detto questo, non mi resta che iniziare, proponendovi la mia personalissima recensione dell’ultimo full lenght targato Thursday.
Enjoy and keep on rockin’,
Gianni.
Thursday: A city by The Light Divided (Island/Victoy 2006)
Voto: 8
Certi dischi fanno proprio male. Ti colpiscono duramente, lasciando ferite aperte che difficilmente si rimarginano. L’ultima fatica del sestetto di New Brunswick ne è prova lampante: un lungo e doloroso percorso introspettivo che segna un continuum con il precedente capolavoro “War All The Time”. La guerra, quella che ogni giorno combattiamo nella nostra coscienza, questa volta ha frangenti urbani, ha il suono di lamiere che collidono brutalmente, il colore grigio della metropoli, l’odore di sogni bruciati e il sapore amaro del disincanto. Le luci si spengono e non ci resta che correre inseguiti da un treno avvolto dalle fiamme che viaggia ad alta velocità, per fuggire dalle nostre paure, dalle nostre inquietudini (“Counting 5-4-3-2-1”). Le chitarre, a tratti dolci e dilatate, a tratti nervose quanto la sofferta voce del frontman Geoff Rickly, sono il filo rosso che tiene assieme le undici tracce di questo lavoro, come sempre impreziosito da un tappeto sonoro all’altezza della situazione (ascoltare i loop di “At this velocity” per conferma). Ma il vero punto forte è indubbiamente rappresentato dai testi: le parole sono taglienti e cupe, ci raccontano la vera storia di una generazione quasi rassegnata al suo destino, che ha ben poco in cui credere (“fractured lives dissolving like sugar in the sacrament”), circondata dall’insicurezza fisica ed emotiva, sola ed inascoltata, seppur aggrappata ancora ad un sottile barlume di rivincita su un sistema corrotto e tirannico ( nella splendida “We will overcome” non mancano i riferimenti alla politica estera attuata dall’amministrazione Bush). L’unica pecca la si può individuare nell’uso massiccio di tastiere ed inserti elettronici , a volte ridondanti e sconsiderati, che fa perdere mordente e addolcisce le atmosfere più del dovuto. Detto questo, “A city by the light divided” è un disco curato e piacevole, forse meno diretto e digeribile di “War all the time” (la cui bontà compositiva resta inarrivabile), ma degno di essere ascoltato ed apprezzato in tutte le sue sfaccettature. Un disco con cui sollazzarsi nell’attesa di vederli finalmente suonare in Italia (agli inizi di settembre a Milano al “Rock in Hydro”…concerto imperdibile!), dedicato a tutti gli amanti dell’emo intimista e per nulla sdolcinato, ai “lovesong writers” senza speranze, o più semplicemente a chi vuole godersi quarantasei minuti di buona musica.
Website: www.thursday.net
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
ommioddio!
sentiti responsabile della divulgazione di un tale scempio!
lettori sparuti di questo blog, a me gli occhi!
non date ascolto a questo becero.. piuttosto scaricatevi "Visions"degli stratovarius, "Silent Force" dei Within Temptation e "Once" dei Nightwish.. questa è musica! (nico, dovresti farlo pure tu).
a proposito, fammi sapere se ti gusta il mio cd! va che fa paura.
smuackkkkkk!
fra
Scempio sono le canzoni ke ti ascolti tu...a parte i nightwish i social burn e qualche altro gruppo. Bisogna accorgersi di essere nel 2006..e non nel tardo medioevo tra fate dragoni e cavalieri della tavola rotonda...ke skiiiifffoooo!!!
Gianni
ignorante -__-
Posta un commento