“Voglio imparare a stare solo, come un animale. Guardare in faccia ogni pericolo..ma sono un uomo e non lo posso fare”
(Davide Toffolo)
Mancano poche lune ormai..e poi finalmente mi illuderò di essere altrove, proverò a stare in un posto dove niente e nessuno mi potrà raggiungere. E sarà un po’ come sognare, ma sono solo sogni stupidi, un po’ infantili, perché presumono una ricerca di affezione del proprio ego che ormai, a quest’età, è difficile riacciuffare con queste manone pelose ed insicure. Forse sono arrivato alla famosa “fase 3”, o meglio la fase: “sto diventando grande e sto andando dritto fino al mattino, ma cazzo non ho svoltato alla seconda stella a destra!”. La fase in cui ti rendi conto che, tutto d’un botto, infanzia ed adolescenza si sono sbriciolate in cielo come una supernova all’ultimo ciclo..e rimangono solo piccole tessere di un puzzle dal livello di difficoltà super very hard, ma non sai dove iniziare. L’ichspaltung è all’apice della sua intensità. Sono vittima e carnefice dei miei dubbi. Non c’è amnistia che mi salvi, ora tocca difendermi da solo, perché non c’è un solo avvocato pronto a prendersi questa pesantissima responsabilità sul groppone. Vorrei tanto essere un animale solitario, che esplora il mondo e non ha tempo di riflettere su se stesso. Che trova sulla strada i suoi fantasmi e li affronta, per necessità, per istinto, per mettere un sudato timbro ad ogni giorno che passa..dove nulla è scontato, dove nulla è fermo. Dove niente è dovuto. Un continuo divenire per beffare la noia di una gabbia, per liberarsi dalle barriere dei preconcetti. Per spezzare le catene dell’ottusa normalità. Individuare la preda dei tuoi desideri più proibiti, censurare l’inedia di volontà e, con un balzo da felino, agguantare e catturare ciò che più di tutto si vuole avere. Cancellare i rimorsi col solvente della coscienza informata. Abbattere tutti i fili spinati, scavalcare i recinti ed arrivare ad un dunque, per poi rimetterlo in discussione. Ogni arrivo, si dice, rappresenta un altro punto di partenza. Proprio per questo non ci si deve guardare indietro. Non lo si dovrebbe fare, ma ho la netta convinzione che quello che veramente volevo me lo sia lasciato alle spalle, svanito tra la polvere del mio sentiero sterrato. E a volte ritorna. Oggi ritorna. Un ricordo vivo come carne, che salta fuori tra le pagine di una rivista, tra gli html di un sito. Tra quelle tavole magnifiche, visionarie ed enigmatiche, proprio come il carattere di chi le ha create.
Certe rimembranze sono imprevedibili. La loro essenza non la riesci a contenere, è troppo libera per essere compresa. E fanno un male boia. Più di un’esplosione atomica..perché ti contagia..e le neurotossine agrodolci ti rimangono dentro, troppo a lungo.
Mea culpa, non sono così forte da riuscire a togliermele di dosso.
Posso solo viaggiare, col vento fresco che mi spettina i pensieri..per annusare altra vita, esplorare l’inesplorato, assaggiare il caso. Cercare un’effimera ed esile catarsi.
Gianni
Il Viaggio
Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita
senza mai scalfire la superficie dei luoghi
nè imparare nulla dalle genti appena sfiorate.
Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare
chiunque abbia una storia da raccontare.
Camminando si apprende la vita
camminando si conoscono le cose
camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina guardando una stella
ascoltando una voce
seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.
(Ruben Blades)
venerdì, agosto 01, 2008
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