La corsa non è un’attività che pratico abitualmente, ma la pausa estiva di altri sport a cui mi dedico più assiduamente come tennis e calcetto, mi ha spinto ad avvicinarmici. In effetti, un po’ di curiosità me l’aveva già messa Linus su radio Deejay. La sua passione è così sviscerata che quando racconta di maratone a Roma, a New York o a Londra cresce esponenzialmente dentro di me la voglia di allenarmi per raccontare di aver corso sotto il Colosseo o essere passato per Piccadilly Circus e Trafalgar Square( e magari di non esserci transitato in ultima posizione…).
Tornando alla realtà, per ora, l’unico paesaggio che vedo( ma che sento soprattutto) è quel del Naviglio di via Ludovico il Moro. Correre per 6 km non è un’impresa incredibile eppure, per ora, le visioni arrivano anche prima della metà della distanza da percorrere. Senza contare che con Davide, il compagno di allenamenti (sempre che la parola allenamento non si offenda), proviamo a parlare per i primi 500 metri poi subentra l’apnea per lo sforzo e la parte rimanente del tragitto è occupata dai pensieri.
Mancavano circa 2 km alla fine l’altro ieri, quando mi è venuta in mente la storia di un protagonista dell’atletica leggera che avevo letto su un libro. Il campione è Emil Zatopek e la sua avventura alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 è raccontata da Ugo Riccarelli:
Ai giochi olimpici di Helsinki aveva vinto i cinquemila, i diecimila metri. Gli restava la maratona, e lui volle provare. Mai un uomo era riuscito a vincere tutto quanto insieme, nessuno aveva mai neanche osato tanto. La maratona non è corsa di sola resistenza. È una discesa nell’anima, è coraggio, tattica e fatica. Richiede particolare conoscenza e dedizione, così che la corrono soltanto specialisti. Zatopek si presentò ignaro alla partenza, essendo la prima volta che tentava. Inoltre aveva nelle gambe altre vittorie, altre distanze, e la volontà e la speranza che quei suoi allenamenti potessero aiutarlo nell’impresa. Aveva l’umiltà dei grandi e all’avvio, invece di comportarsi da sconsiderato, si mise dietro ai talloni dell’inglese Peters, che era il campione da tutti favorito.
La corsa partì e Zatopek cercò di resistere al passo regolare dei maratoneti, ma ebbe qualche difficoltà e dovette impegnarsi a recuperare. Arrivato al quindicesimo chilometro, raggiunti gli altri, si guardò attorno nel gruppetto. Si sentiva un pesce fuor d’acqua, un principiante. Forse temette di sbagliare, di essersi imbarcato in un’avventura più grande di lui, un esordiente ficcato in quella corsa da massacro senza conoscere i tempi giusti per danzare. Perché correre in resistenza è simile all’andare in musica, al ticchettio di un orologio. Bisogna fare e rifare sempre la stessa mossa, quella caduta in avanti interrotta, ma con una giusta spinta, con cadenza precisa, affinché la molla non si spezzi o non si consumi la carica prima che l’ora sia arrivata. Così, davvero ingenuo, affiancò Jim Peters che guidava la corsa e in un inglese semplice, a stento, gli domandò se il suo fosse un buon passo, se fosse troppo accelerato o invece troppo lento.
“Scusami” gli disse, “ma sai, è la mia prima volta.”
Quell’altro era duramente impegnato(avrebbe poi ammesso che l’andatura era già molto sostenuta)e si indispettì per l’insolita domanda. Forse anche nella speranza di tirare un colpo basso al ceco gli disse che sì, il passo era troppo lento, e con quel ritmo leggero non sarebbe mai arrivato. Così il neomaratoneta, preoccupato, rispose con un grazie di cuore e aumentò la corsa, staccò i concorrenti e arrivò per primo allo stadio dove migliaia di finlandesi ammirati lo attendevano in piedi, acclamandolo.
Pinotto
giovedì, luglio 27, 2006
mercoledì, luglio 12, 2006
Una vita che ti aspetto!!!!
ItaliaGhana. Barcollando. Aperitivo. Pirlo da fuori area. Gilardino si abbassa. 1 a 0. Sedie che volano. Cocktail rovesciati. Pasta gratis. Inizio secondo tempo. Contropiede all’italiana. Iaquinta 2 a 0. Fine partita. 3 punti.
ItaliaUsa. Festa di laurea di Daniele. Tv senza antenna effetto anni ’80. L’immagine va e viene. Gilardino va e basta. Si tuffa di testa 1 a 0.Zaccardo si scorda quale sia la porta amica e quale quella avversaria. 1 a 1.De Rossi alza il gomito. Sangue americano e Italia in dieci. Gli Stati Uniti rispondono sempre alla violenza subita e finiscono in nove. 4 punti.
ItaliaRepubblicaCeca. Amburgo. 1200km in auto. Valli svizzere. Foresta tedesca. Notte in macchina col sacco e pelo. Sveglia incriccata. Cechi Cechi e ancora Cechi. Sono il doppio degli italiani. Intervista della Bbc grazie ad una maglietta di Zola. Olandesi Portoghesi Inglesi Argentini!! L’aria del mondiale è incredibile. Lo stadio. Via. Fischio d’inizio. Buffon fa miracoli. Nesta si fa male. Materazzi entra e fa gol. Ceco espulso. Inzaghi gol. 2 a 0. Fine partita. Il ceco eliminato accanto a me si alza mi stringe la mano. Good luck gli esce dalla bocca. Il mondiale è l’esatto opposto della Serie A. 1200 km per tornare a casa. Sosta ad Hannover. Coreani. Svizzeri. Altra città. Altri popoli in attesa di una qualificazione per continuare il sogno. Autostrade ingolfate che sembrano la A1. Errori di percorso. Statali interminabili. Ritorno a casa dopo 14 ore di viaggio. Siamo agli ottavi.
ItaliaAustralia. I canguri prima dell’esame. Impossibile ripassare. Lo studio e la partita da solo. Materazzi espulso. Dov’è la maglia portafortuna dell’Italia di Zola?5 minuti prima della fine la trovo nei panni lavati. 3 minuti di recupero. 30 secondi alla fine. Totti lancia per Grosso che salta un uomo. Entra in area. Rigore. Stavolta non c’è Moreno. Totti fa il cucchiaio?No non fare il cucchiaio!Calcia di potenza all’incrocio. L’esultanza è doppia. Gooool e fine partita. Ora i quarti.
ItaliaUcraina. Casa di Marco. Bastano 5 minuti a Zambrotta. 1 a 0. Schiaffi botte urla. Quanto costa un gol?a me, questo, un orologio che vola nel casino. Shevchenko è più solo di un pinguino in Africa. Fine primo tempo. Tiramisù. Sigarette. Cross di Totti. Toni di testa. 2 a 0. Finalmente la mano vicina all’orecchio del bomber. Altre botte altre spinte. Ho tolto ogni oggetto che si può rompere. Zambrotta entra in area. Toni 3 a 0. Altra mano vicina all’orecchio. I fiorentini direbbero Toni e fulmini. Wilkommen Deutchland.
ItaliaGermania. Casa di amici di Ale. Chi le ha mai viste queste facce?Ma chissenefrega. La scaramanzia del posto diverso ogni partita deve continuare. 0 a 0 primo tempo. Pizza al trancio a scrocco. 0 a 0 secondo tempo. Supplementari. Palo di Giardino. Traversa di Zambrotta. 3 minuti ai rigori. Calcio d’angolo. Pirlo passa a Grosso. Non stoppa. Tiiiira. Gooool 1 a 0. Palla al centro. Gila in contropiede. Usa lo specchietto retrovisore per vedere Del Piero. Palla all’incrocio. 2 a 0. Non male per pizzamandolino vero Bild? Degenero. Le colonne di S. Lorenzo tremano. Le macchine dei passanti pure. L’addio a Zidane lo diamo noi.
ItaliaFrancia. Anguraio sotto casa. Mai stato così pieno. 200 battiti. 23 anni che aspetto. 7 minuti neanche il tempo di entrare nella partita. Materazzi alza un po’ la gamba. Rigore. Non c’era. Tira Zidane. Cucchiaio. La palla prende la traversa. Gol. Occhi persi nel vuoto. La paura che sia già finita. 19 minuti. Materazzi arriva dove osano le aquile 2 metri e 65 di stacco dirà la Gazzetta. Poteva schiacciare nel basket. In ogni caso 1 a 1. Siamo ancora vivi grida Fabio Caressa. Traversa di Toni. Subiamo. 300 battiti. Supplementari. 2 minuti del secondo. Materazzi a terra. Replay. Testata di Zidane. La carriera di un fenomeno finisce così. Rosso. Rigori. Testa bassa sotto il tavolo. 1000 battiti. Troppe batoste per guardare. Al massimo si possono guardare quelli della Francia. Pirlo urlo della folla nei tavoli vicino. Alzo gli occhi. Wiltord gol. Materazzi urlo. Trezeguet traversa. De Rossi urlo. Abidal gol. Del Piero urlo. Sagnol. Se sbaglia abbiamo vinto. Ma gol. È destino che la fine non la devo guardare. Grosso va a calciare. Les jeux sont fait cari vicini francesi. La gente si alza dalle sedie e grida:
Siamo Campioni del mondo!!!Il campionato del mondo è un’esperienza incredibile, indipendentemente dalla nazione in cui ognuno di noi sia nato. Io questi trenta giorni li ho visti e vissuti così. Sarebbe il massimo sapere come ognuno di voi ha passato questo periodo fantastico per dividere una gioia tale tutti insieme!!!
Pinotto
martedì, luglio 04, 2006
Uncorrectly political: i graffi di Gianni e Pinotto
Coscienze intercettate
“Mancati re, portavoce, mignotte,
conduttori, cortigiani, cocotte,
Bonazza e faccendieri,
bonazze e finanzieri.
A che punto saremo della notte?”
(Stefano Bartezzaghi).
Ci risiamo. Se prima erano i cellulari di Moggi, Galliani & co. ad essere sbattuti sulle prime pagine dei quotidiani, sono spuntati in questi giorni, con puntualità a dir poco allarmante, gli stralci di telefonate scottanti del principe Vittorio Emanuele e del suo entourage. Telefonate compromettenti, che svelano una fitta rete di intrighi e poteri forti, di prostitute e casinò, di favoritismi e frasi non proprio “regali”. Non vorrei però soffermarmi sul contenuti delle frasi in sé (a quello ci penseranno i magistrati) , quanto sul gran polverone politico che è stato ancora una volta agitato dall’utilizzo e pubblicazione di tali intercettazioni. I commenti fioccano da destra a sinistra passando per il centro: chi parla di barbarie, chi di “gogne mediatiche”, chi paventa strane bulimie e via dicendo. Torna con veemenza la questione morale e vengono depositate nuove o vecchie proposte di legge per estirpare il problema alla radice. Ma il problema, a mio avviso, non va estirpato bensì potenziato. Sarò uno dei pochi a pensarla così ma sono un fervido sostenitore della pubblicazione delle intercettazioni. Se le intercettazioni possiedono “una forza invasiva potenzialmente democratica”, come afferma il saggio Marco Pannella, perché non renderne pubblico il contenuto?. Certi nostri politicanti, oltre che offendere e danneggiare la sacrosanta autonomia della magistratura italiana, stanno tentando di sollevare un muro difensivo che li possa legalmente coprire dal loro degrado e dalla quasi totale assenza di valori, valori esibiti tanto ma mai praticati. Sanzioni penali per giornalisti “troppo curiosi” e banchi di nebbia sulle nefandezze di alcuni deputati e senatori. La grande incoerenza tra comportamenti pubblici e privati sta per essere mascherata. Il barlume di libertà di espressione che ancora possediamo sta per esserci tolto, e pochi se ne accorgeranno, o peggio ancora rimarranno indifferenti. Dico questo non per gettare fango su tutta la compagine politica (sarebbe troppo semplicistico), ma su quella parte, cospicua o meno, che utilizza il proprio mestiere per coprire interessi che poco si addicono all’incarico istituzionale ricoperto. Noi italiani, si sa, siamo un popolo molto particolare: viviamo di orgasmi da moviola, godiamo quando vengono compiute eroiche gesta da parte dei muckrackers (ovvero quei giornalisti eternamente devoti alla caccia dello scandalo più “hot” del momento), siamo sacrificate vittime del gossip ma non siamo molto interessati alla trasparenza della nostra classe dirigente. E’ questa la nuda e cruda realtà, una realtà che purtroppo sta per negativizzarsi ulteriormente. E le cose non cambieranno, finchè ci sarà gente che considera i politici come soggetti privilegiati di fronte alla legge e all’opinione pubblica. Finchè ci sarà qualcuno che tutela la privacy dei criminali.
Gianni
Vite spericolate
La cosa che più stupisce nelle vicende di questi ultimi mesi non sono le intercettazioni ma le fette di prosciutto che avevamo sugli occhi mentre osservavamo l’operato di alcuni personaggi i cui inizi e le cui carriere già spiegavano molto. Nella vita di queste persone ci sono particolari che voi umani non potete neanche immaginare…
Franco Carraro: ovvero, mi mancava solo quel posticino in Vaticano…
Dal 1989 al 1993 è stato sindaco di Roma. È stato il 24°, 26° e 31° presidente della FIGC. La sua notorietà a livello nazionale crebbe notevolmente nel 1967, quando, alla morte del padre, divenne presidente dell'AC Milan, carica che terrà fino al 1973. Franco Carraro è stato per tre volte Ministro dello spettacolo: nei governi Goria, De Mita e Andreotti VI. Dal 1989 al 1993 è stato sindaco di Roma per il Partito Socialista Italiano. Dal 1994 al 1999 è presidente del colosso Impregilo, e ne è direttore fino al 2002. Dal 1995 al 2000 è presidente anche di Venezia Nuova Consortium. Tra il 1999 ed il 2000, è vicepresidente di Mediocredito (la merchant bank della ex Banca di Roma, ora Capitalia), di cui è presidente dall'aprile del 2000.
Vittorio Emanuele : un re così l’avremmo voluto tutti…Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, è l'unico figlio maschio dell'ultimo Re d'Italia Umberto II e della regina Maria José.
Si sposò con rito civile a Las Vegas l'11 gennaio 1970 e con rito religioso a Teheran con Marina Ricolfi Doria il 7 ottobre 1971, dopo screzi con il padre dovuti alle origini non nobili della moglie, ex campionessa di nuoto e tennis.
Ha vissuto in Svizzera fino al 2002 quando venne abolita la norma costituzionale che obbligava gli eredi maschi di Casa Savoia all'esilio. Durante il periodo dell'esilio suscitò varie polemiche con alcune dichiarazioni infelici: nel 1997, nel corso di un'intervista televisiva, rifiutò di scusarsi per la firma di un Savoia alle leggi razziali, precisando «No, perché io non ero neanche nato», e aggiungendo che quelle leggi non erano poi «così terribili». Finalmente, nel 2002, con un comunicato emesso da Ginevra, prese ufficialmente le distanze dalle leggi razziali, per la prima volta nella storia di Casa Savoia.
Sempre nel 2002, dopo l'abolizione dell'esilio, insieme con il figlio giurò per iscritto e senza condizioni fedeltà alla Costituzione Repubblicana e al presidente della Repubblica
Nel corso degli anni alcuni scandali hanno segnato la vita di Vittorio Emanuele:
Già negli anni settanta Vittorio Emanuele venne indagato sia dalla pretura di Venezia per traffico internazionale di armi dal giudice istruttore Carlo Mastelloni, sia dalla pretura di Trento seguita dal giudice istruttore Carlo Palermo, caso poi trasferito alla pretura di Roma. Tale indagine fu archiviata. Il 18 agosto 1978, nell'Isola di Cavallo (Corsica), sotto gli effetti dell'alcol durante una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò alcuni colpi di fucile. L'ipotesi d'accusa, sulla base della quale fu in seguito arrestato, fu che uno dei proiettili colpì lo studente tedesco di 19 anni Dirk Geerd Hamer, figlio di Ryke Geerd Hamer che stava dormendo in una barca vicina e che morì nel dicembre dello stesso anno dopo una lunga agonia. Di ciò però non vi fu piena prova, in quanto la difesa sostenne la presenza di altre persone che spararono durante la colluttazione poi fuggite e mai identificate dalla gendarmeria francese. Fù sostenuto che anche il calibro ed il rivestimento dei proiettili che ferirono a morte il giovane risultarono diversi da quelli in dotazione al fucile di Vittorio Emanuele di Savoia a cui fù però contestato di aver effettuato una sostituzione d'arma. Nel dicembre del 1991 venne assolto dalla Camera d'accusa parigina dall'accusa di omicidio volontario e condannato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco. È risultato iscritto alla loggia massonica P2 di Licio Gelli con la tessera numero 1621.
Adriano Galliani: dal comune alla Lega Calcio, senza aiuti naturalmente…
Attuale vice-presidente vicario dell'AC Milan ed ex-presidente della Lega Calcio (dimessosi il 22 giugno 2006). Galliani, dopo essersi diplomato geometra, lavora come impiegato al Comune di Monza per otto anni. Successivamente fonda un'azienda specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi e questo lo porta, nel 1979, ad entrare nell'orbita di Silvio Berlusconi col quale fonda Canale 5.
Diego Della Valle: Je t’aime, moi non plus
Ex elettore del Partito Repubblicano Italiano, nel 1994 votò e finanziò economicamente Silvio Berlusconi, con cui ebbe però un forte screzio nel 2006 che lo convinse a dimettersi dal consiglio direttivo della Confindustria, dopo le critiche che il Cavaliere gli aveva rivolto in un convegno svoltosi a Vicenza. Amico di Clemente Mastella, in vista delle elezioni politiche del 2006 ha rifiutato una candidatura nell'UDEUR che il politico campano gli aveva offerto.
Luciano Moggi: treno in transito al binario 3 destinazione Regina Coeli
Per la sua precedente attività di impiegato delle Ferrovie italiane è conosciuto nell'ambito giornalistico-sportivo con il nomignolo di Paletta.
Pinotto
“Mancati re, portavoce, mignotte,
conduttori, cortigiani, cocotte,
Bonazza e faccendieri,
bonazze e finanzieri.
A che punto saremo della notte?”
(Stefano Bartezzaghi).
Ci risiamo. Se prima erano i cellulari di Moggi, Galliani & co. ad essere sbattuti sulle prime pagine dei quotidiani, sono spuntati in questi giorni, con puntualità a dir poco allarmante, gli stralci di telefonate scottanti del principe Vittorio Emanuele e del suo entourage. Telefonate compromettenti, che svelano una fitta rete di intrighi e poteri forti, di prostitute e casinò, di favoritismi e frasi non proprio “regali”. Non vorrei però soffermarmi sul contenuti delle frasi in sé (a quello ci penseranno i magistrati) , quanto sul gran polverone politico che è stato ancora una volta agitato dall’utilizzo e pubblicazione di tali intercettazioni. I commenti fioccano da destra a sinistra passando per il centro: chi parla di barbarie, chi di “gogne mediatiche”, chi paventa strane bulimie e via dicendo. Torna con veemenza la questione morale e vengono depositate nuove o vecchie proposte di legge per estirpare il problema alla radice. Ma il problema, a mio avviso, non va estirpato bensì potenziato. Sarò uno dei pochi a pensarla così ma sono un fervido sostenitore della pubblicazione delle intercettazioni. Se le intercettazioni possiedono “una forza invasiva potenzialmente democratica”, come afferma il saggio Marco Pannella, perché non renderne pubblico il contenuto?. Certi nostri politicanti, oltre che offendere e danneggiare la sacrosanta autonomia della magistratura italiana, stanno tentando di sollevare un muro difensivo che li possa legalmente coprire dal loro degrado e dalla quasi totale assenza di valori, valori esibiti tanto ma mai praticati. Sanzioni penali per giornalisti “troppo curiosi” e banchi di nebbia sulle nefandezze di alcuni deputati e senatori. La grande incoerenza tra comportamenti pubblici e privati sta per essere mascherata. Il barlume di libertà di espressione che ancora possediamo sta per esserci tolto, e pochi se ne accorgeranno, o peggio ancora rimarranno indifferenti. Dico questo non per gettare fango su tutta la compagine politica (sarebbe troppo semplicistico), ma su quella parte, cospicua o meno, che utilizza il proprio mestiere per coprire interessi che poco si addicono all’incarico istituzionale ricoperto. Noi italiani, si sa, siamo un popolo molto particolare: viviamo di orgasmi da moviola, godiamo quando vengono compiute eroiche gesta da parte dei muckrackers (ovvero quei giornalisti eternamente devoti alla caccia dello scandalo più “hot” del momento), siamo sacrificate vittime del gossip ma non siamo molto interessati alla trasparenza della nostra classe dirigente. E’ questa la nuda e cruda realtà, una realtà che purtroppo sta per negativizzarsi ulteriormente. E le cose non cambieranno, finchè ci sarà gente che considera i politici come soggetti privilegiati di fronte alla legge e all’opinione pubblica. Finchè ci sarà qualcuno che tutela la privacy dei criminali.
Gianni
Vite spericolate
La cosa che più stupisce nelle vicende di questi ultimi mesi non sono le intercettazioni ma le fette di prosciutto che avevamo sugli occhi mentre osservavamo l’operato di alcuni personaggi i cui inizi e le cui carriere già spiegavano molto. Nella vita di queste persone ci sono particolari che voi umani non potete neanche immaginare…
Franco Carraro: ovvero, mi mancava solo quel posticino in Vaticano…
Dal 1989 al 1993 è stato sindaco di Roma. È stato il 24°, 26° e 31° presidente della FIGC. La sua notorietà a livello nazionale crebbe notevolmente nel 1967, quando, alla morte del padre, divenne presidente dell'AC Milan, carica che terrà fino al 1973. Franco Carraro è stato per tre volte Ministro dello spettacolo: nei governi Goria, De Mita e Andreotti VI. Dal 1989 al 1993 è stato sindaco di Roma per il Partito Socialista Italiano. Dal 1994 al 1999 è presidente del colosso Impregilo, e ne è direttore fino al 2002. Dal 1995 al 2000 è presidente anche di Venezia Nuova Consortium. Tra il 1999 ed il 2000, è vicepresidente di Mediocredito (la merchant bank della ex Banca di Roma, ora Capitalia), di cui è presidente dall'aprile del 2000.
Vittorio Emanuele : un re così l’avremmo voluto tutti…Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, è l'unico figlio maschio dell'ultimo Re d'Italia Umberto II e della regina Maria José.
Si sposò con rito civile a Las Vegas l'11 gennaio 1970 e con rito religioso a Teheran con Marina Ricolfi Doria il 7 ottobre 1971, dopo screzi con il padre dovuti alle origini non nobili della moglie, ex campionessa di nuoto e tennis.
Ha vissuto in Svizzera fino al 2002 quando venne abolita la norma costituzionale che obbligava gli eredi maschi di Casa Savoia all'esilio. Durante il periodo dell'esilio suscitò varie polemiche con alcune dichiarazioni infelici: nel 1997, nel corso di un'intervista televisiva, rifiutò di scusarsi per la firma di un Savoia alle leggi razziali, precisando «No, perché io non ero neanche nato», e aggiungendo che quelle leggi non erano poi «così terribili». Finalmente, nel 2002, con un comunicato emesso da Ginevra, prese ufficialmente le distanze dalle leggi razziali, per la prima volta nella storia di Casa Savoia.
Sempre nel 2002, dopo l'abolizione dell'esilio, insieme con il figlio giurò per iscritto e senza condizioni fedeltà alla Costituzione Repubblicana e al presidente della Repubblica
Nel corso degli anni alcuni scandali hanno segnato la vita di Vittorio Emanuele:
Già negli anni settanta Vittorio Emanuele venne indagato sia dalla pretura di Venezia per traffico internazionale di armi dal giudice istruttore Carlo Mastelloni, sia dalla pretura di Trento seguita dal giudice istruttore Carlo Palermo, caso poi trasferito alla pretura di Roma. Tale indagine fu archiviata. Il 18 agosto 1978, nell'Isola di Cavallo (Corsica), sotto gli effetti dell'alcol durante una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò alcuni colpi di fucile. L'ipotesi d'accusa, sulla base della quale fu in seguito arrestato, fu che uno dei proiettili colpì lo studente tedesco di 19 anni Dirk Geerd Hamer, figlio di Ryke Geerd Hamer che stava dormendo in una barca vicina e che morì nel dicembre dello stesso anno dopo una lunga agonia. Di ciò però non vi fu piena prova, in quanto la difesa sostenne la presenza di altre persone che spararono durante la colluttazione poi fuggite e mai identificate dalla gendarmeria francese. Fù sostenuto che anche il calibro ed il rivestimento dei proiettili che ferirono a morte il giovane risultarono diversi da quelli in dotazione al fucile di Vittorio Emanuele di Savoia a cui fù però contestato di aver effettuato una sostituzione d'arma. Nel dicembre del 1991 venne assolto dalla Camera d'accusa parigina dall'accusa di omicidio volontario e condannato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco. È risultato iscritto alla loggia massonica P2 di Licio Gelli con la tessera numero 1621.
Adriano Galliani: dal comune alla Lega Calcio, senza aiuti naturalmente…
Attuale vice-presidente vicario dell'AC Milan ed ex-presidente della Lega Calcio (dimessosi il 22 giugno 2006). Galliani, dopo essersi diplomato geometra, lavora come impiegato al Comune di Monza per otto anni. Successivamente fonda un'azienda specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi e questo lo porta, nel 1979, ad entrare nell'orbita di Silvio Berlusconi col quale fonda Canale 5.
Diego Della Valle: Je t’aime, moi non plus
Ex elettore del Partito Repubblicano Italiano, nel 1994 votò e finanziò economicamente Silvio Berlusconi, con cui ebbe però un forte screzio nel 2006 che lo convinse a dimettersi dal consiglio direttivo della Confindustria, dopo le critiche che il Cavaliere gli aveva rivolto in un convegno svoltosi a Vicenza. Amico di Clemente Mastella, in vista delle elezioni politiche del 2006 ha rifiutato una candidatura nell'UDEUR che il politico campano gli aveva offerto.
Luciano Moggi: treno in transito al binario 3 destinazione Regina Coeli
Per la sua precedente attività di impiegato delle Ferrovie italiane è conosciuto nell'ambito giornalistico-sportivo con il nomignolo di Paletta.
Pinotto
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