Da più di cento anni, i mammiferi marini (delfini, orche, otarie, foche etc.), vengono catturati brutalmente, strappati al loro gruppo sociale, imprigionati in anguste vasche di cemento. Sono esibiti in tutto il mondo per divertimento, per "ricerca" e più recentemente per fantomatici terapeutici contatti. Il 53% degli esemplari catturati muore in cattività entro i primi tre mesi: in libertà un tursiopi vive fino a quarant'anni e un'orca oltre gli ottanta anni.
I delfini, come gli altri cetacei, in base alla norme Cites, non potrebbero essere detenuti a scopi commerciali ed esposti in pubblico nei delfinari. E' evidente che i delfinari facciano principalmente un uso commerciale dei delfini dal momento che si paga un biglietto per assistere ad uno spettacolo in cui i tursiopi, addestrati attraverso la deprivazione alimentare, sono costretti ad eseguire correttamente gli ordini impartiti dall'addestratore. Ed è altrettanto evidente quale sia lo scopo reale di queste strutture.
Da molti anni i delfinari cercano di dimostrare di effettuare ricerche scientifiche, per altro ormai obsolete, solo per poter riuscire comunque ad aggirare la legge e ad ottenere i permessi necessari per detenere i delfini.
Queste attività fungono da paravento per un' effettivo e congruo introito ottenuto dagli spettacoli . Le ricerche prodotte ed effettivamente pubblicate sono infatti in numero assai esiguo e non si riscontra la reale necessità di effettuare tali ricerche, quando per altro queste non sono traducibili in pratiche di conservazione. Si limitano quindi ad essere sterili e compilative, senza un reale ed efficace contributo per la salvaguardia di questi meravigliosi animali.
Non si possono condurre ricerche sul comportamento degli animali in cattività, perché ovviamente i risultati sarebbero "viziati" dalla variabile dipendente della costrizione stessa di cattività.
E' necessario riconoscere i limiti della ricerca in cattività, mentre si possono invece esaminare tutti quei comportamenti che la cattività induce: i movimenti ripetitivi e stereotipati, le nevrosi, la spiccata aggressività intraspecifica, il classico galleggiamento a "tappo", il movimento del capo, l'aprire e chiudere la bocca a scatti; le variazioni nell'utilizzo del biosonar, si possono riconoscere i macroscopici cambiamenti della pinna dorsale che si ricurva palesemente.
Si può constatare che comunemente i tursiopi sono aggrediti da micosi, ulcere gastriche, esco riazioni, problemi agli occhi ecc..
I delfini sono animali con una struttura sociale complessa e questa viene completamente devastata in cattività, vengono costretti esemplari appartenenti a gruppi familiari diversi a coesistere, cosa che difficilmente si verifica in natura.
COSA SI PUO’FARE?
Prima di tutto, NON VISITARE e NON FAR VISITARE più queste prigioni legalizzate.
Se vuoi partecipare attivamente alla causa scrivi una e-mail a natiliberi@animalisti.it e chiedi informazioni su come mobilitarsi!
Fate girare queste informazioni!
I vostri Gianni & Pinotto
giovedì, maggio 29, 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Volendo si può donare anche il 5 per 1000 a Greenpeace e sarebbe una gran cosa dato i risultati ottenuti da questa Ong nella protezione degli animali in particolare delle balene oggetto di caccia in molti paesi.
********
Spazio cazzata...
Vi ricordate Flipper?Nicolò è riuscito a liberarlo riuscendo pure a catturare jessica alba che ora vive in cattività nella sua stanza da letto.
Posta un commento