Tra ubriachi e utili idioti.
“Francamente, a questo punto, i tentativi di distribuire in maniera bipartisan le colpe di un clima teso un poco fanno ridere, e un poco fanno girare le scatole”.
Michele Serra è uno dei pochi giornalisti e scrittori dal cervello in perfetta sincronia con la penna…un miracolo che ancora non sia stato ancora tacciato di “uso criminoso dei media” e censurato! A pochi giorni dalle elezioni ci ritroviamo di nuovo a dover sguazzare in un pantano di insulti, gazzarre e dita cariche d’odio puntate in modo minaccioso. Il “curato bonario” che dà del “ballista” all’ “uomo che usa i numeri come un ubriaco i lampioni: più per sostegno che per illuminazione”. Si racconta di un’Italia dominata da “utili idioti”, con transessuali che distribuiscono spinelli, no global con i bulloni in mano, gente che dice viva Fidel e via discorrendo. Le cadute di stile si sprecano. Le scuse fatte dai due pretendenti al trono si sciolgono come neve al sole, troppo tardi per recuperare il fair-play. Ma ormai la cosa non sconvolge più, noi italiani siamo abituati da tempo a questi momenti di avanspettacolo. Quello che mi spaventa non è il facèto ma il serio, sono le argomentazioni con cui poi si vincono le elezioni. Ho come la netta impressione che la nostra classe dirigente sia rimasta un po’ indietro con i tempi. La scienza imperfetta di numeri e cifre (usata, da che mondo è mondo, sempre in maniera strumentale) ha smesso di far presa sul cittadino monitorante. Le parolone e i tecnicismi non bastano a coprire quella che è in fondo sterilità di idee concrete per il nostro Belpaese malandato. Mi immagino cosa capiscano la vecchietta pensionata o l’uomo della strada quando gli si vomitano addosso termini quali “sostituzione di gettito”, “cuneo contributivo” o “rendite catastali” (a dir la verità, spesso neppure io ci capisco una sega!). Gli esperti di marketing elettorale che fanno da baby-sitter ai nostri candidati dovrebbero sapere che ormai il “politichese” non fa trendy! Quello di cui l’Italia ha bisogno a mio avviso è una radicale spinta dal basso. La politica non ha necessità di spettacolarizzarsi ulteriormente per poter parlare in modo corretto ai cittadini, deve invece dare più ascolto alla base, renderla partecipe in modo più che attivo, sentirsi diretta responsabile della situazione sociale e farsene carico (invece che addossarsi sempre le colpe da un governo all’altro), dialogare seriamente invece di sputare insulti, rigurgiti populisti e demagogie, lasciare molto più spazio alle donne (molto più sensibili alle questioni sopraccitate nonché difficilmente corruttibili) ma soprattutto puntare su politici più giovani e carichi di passione. Questa non è una favola, è una realtà che si respira in alcuni paesi europei (quelli scandinavi in primis) da molto tempo. Se non possiamo uniformarci, almeno proviamo ad avvicinarci. Per fare questo bisogna rimboccarsi le maniche e crederci un po’, a partire da noi, che abbiamo un sacrosanto diritto di voto e la possibilità di partecipare, di farci sentire se tutti lo vogliamo! Ti sbagli caro Professore, gli ubriachi siamo noi, ubriachi di speranza che usano il lampione del buon senso. Ti sbagli anche tu caro Cavaliere, gli utili idioti siamo noi! Del resto, come diceva un vecchio proverbio russo: “lo scemo del villaggio è il profeta di dio”.
Ironie socratiche a parte, votate almeno con la testa se non avete cuore!
Un abbraccio,
Gianni.
Il Terzo Candidato
Il terzo candidato non ha bisogno della Tv,
il suo media è il contatto con la gente.
Il terzo candidato crede nelle proprie idee,
quando le espone cattura l’attenzione senza alzare la voce.
Il terzo candidato non insulta l’avversario,
lo rispetta, se entrambi hanno a cuore il futuro del paese più che gli interessi personali.
Il terzo candidato Ripudia la guerra!
Il terzo candidato non ha una scorta di 3 auto,
quando fa la spesa, magari vicino a casa nostra,
sa quanto costa un kg di pane.
Il terzo candidato si lamenta del caroprezzi,
e cerca una via per limitarlo.
Il terzo candidato scende in piazza con i giovani
contro l’eccessiva precarietà e l’insicurezza che li circonda;
con le donne, per difendere i loro diritti.
Il terzo candidato non ha scheletri nell’armadio,
amici “scalatori” di banche, collaboratori indagati o,
ancor peggio, condannati,
non ha macchine per distruggere pezzi di carta scomodi.
Il terzo candidato è nuovo,
non è una minestra riscaldata del 1994, del 1996 o del 2001.
Il terzo candidato è un uomo giusto, è un uomo del popolo.
Il terzo candidato è: Torna Berlinguer!
Il terzo candidato non deve essere per forza uomo,
può essere anche donna e senza una legge che lo imponga.
Il terzo candidato è tra Noi e non tra loro;
dobbiamo trovarlo e meritarlo per cambiare veramente le cose.
Pinotto
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7 commenti:
sono la fra.sto facendo una prova per vedere se riesco a commentare :D
evvai! si riesce!:D
dai la prossima volta giuro che lascerò un commento costruttivo (ma solo se farai lo stesso sul mio blog).
bacio bacio!
Guarda ke se non lo fai giuro ke ti fò mangiare tutti gli scarrafoni della mia cantina..altro ke formike del Nottingham Forest!
aridaje.
sempre a cercare di farmi MANGIARE cose sgradevoli!sei un sadico!
nb.ogni riferimento a fatti realmente avvenuti è puramente casuali!:D
ops. volevo dire casualE.
smakk e buona guarigione!:D
Spero non te la sia presa per kuel mio commento..del resto me l'hai kiesto tu di farlo. e pensare ke credevo di essere io il permaloso!!
A parte tutto..nel mio cinismo da convalescenza (e non solo) cerco sempre di essere ironico, autoironico e riderci sopra. non voglio fare casi di stato su kualsiasi kosa, non è da me.
Magari hai interpretato male il tono del mio commento...
Smak!
NikO
sono assolutamente d'accordo che ci sia bisogno di dare una smossa allo stagno che è diventata l'italia da parecchio tempo a questa parte (almeno da quando mi sono accorto di esistere come persona sociale). Sono anche convinto però che non basti ascoltare la "voce del popolo" ovvero lo stato non può permettersi di accondiscendere a qualsiasi idea circoli fra i suoi cittadini, perchè tutto è troppo, così nelle scelte politiche come nelle scelte quotidiane di ogni persona. Lo stato deve essere anche il direttore d'orchestra che detta l'umore della musica. Per cui credo ci sia bisogno di attuare un processo molto lungo in cui oltre a responsabilizzare la gente gli si dia le possibilità di capire se stessa, che significa anche capire la propria cultura (l'unico modo per abbracciarla o distanziarsene), e che non è quello che si vede in tv, nè nozionismo da citazione, ma la cultura, con o senza la kappa, intesa come apertura, curiosità e, perchè no... il potere della parola... complimenti niki stai cominciando un gran bel lavoro
cia!
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