mercoledì, maggio 03, 2006

Potere alla Parola (rubrica a cura del vostro Gianni)

C’era una volta un regime sovietico in Cecoslovacchia. Questo regime creava malcontento, tanto da spingere il partito comunista nazionale ad appoggiare alcune idee riformiste. Il socialismo liberale che stava per fiorire sul cemento rosso aveva un volto umano, il volto di Alexander Dubček, ed il sostegno di quasi tutto il popolo. Era la Primavera di Praga. Tutto questo era pericolo per l’URSS, minaccia per la stabilità sovietica ed allarme geopolitico rilevante (la Cecoslovacchia rappresentava un avamposto strategico e la sua perdita avrebbe causato un duro colpo in Guerra Fredda). Ecco allora il realizzarsi concreto della Dottrina Brežnev: 600 mila soldati, quasi 7 mila carri armati invadono il Paese. 1968. Praga e Bratislava insorgono, l’esercito del Patto di Varsavia reprime le rivolte in un bagno di sangue. Centinaia di dimostranti uccisi. Un anno dopo l’atto simbolo della protesta: lo studente Jan Palach si brucia vivo a Praga in piazza Venceslao. Dopo l’occupazione molte delusioni, molte lacrime amare, anni di teste basse e schiene piegate. Bisognerà aspettare l’inverno del 1989 per rivedere le mobilitazioni, la “Sametová Revoluce” che rovescerà con impeto vellutato il regime comunista e porterà alla formazione delle 2 repubbliche democratiche che oggi ben conosciamo.
Cosa è rimasto oggi di quello spirito? La domanda mi attanaglia mentre assaporo le bellezze di Praga, mentre respiro la sua storia passeggiando per la Città Vecchia. Quella che era una città dall’animo triste ed oppresso oggi fa i conti con l’Occidente e le sue proposte neoliberiste. Hanno molta voglia di fare i Cechi. Molta voglia di riscattarsi dopo 40 anni di prigionia, e tanti desideri ancora da realizzare. Ma non tutti vivono felici e contenti. La favola del consumismo ha grossi scheletri nell’armadio. Me ne accorgo quando mi immergo nella folla di piazza Venceslao. Quei 700 metri di strada che erano la cartina al tornasole della rivolta per la libertà ora sono sacri templi del vizio, stracolmi di improvvisati papponi, buttadentro, casinò e spacciatori di droga, ragazze bellissime, di una bellezza disarmante, che ti guardano come se già sapessero tutto di te, e per qualche migliaio di corone possono donarti un’ora di amore. Personaggi che regalano promesse e promettono regali. Poco a che vedere con i ragazzi del ’68, con il sacrificio di Palach proprio in quella piazza. Ma non voglio ricordarla solo così. Praga ha ben altro da offrire. Non sono infatti i paradisi artificiali che ti affascinano, ma quelli concreti dei suoi monumenti, della Moldava e dei suoi ponti, i ristoranti tipici ed i caffè, i suoi quartieri, l’inglese un po’ sguaiato ma dolcissimo delle fanciulle locali, i sorrisi della gente e dei turisti, i castelli e le cattedrali, la pioggia fine fine che pulisce le strade. La sua primavera, quella passata e quella odierna.
Gianni

Primavera di Praga

Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita,
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga,
ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce...

Son come falchi quei carri appostati,
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.
Quando la piazza fermò la sua vita,
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga...

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga...
(Francesco Guccini)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande Niki! Lo sapevo che sotto il tuo sguardo un po' perso fra i fumi dell'alchool e gli strascichi della notte di praga c'era un criceto bionico che girava, girava, girava...
sai che mi sono quasi emozionato leggendo la fine dell'articolo?

ciaoooo