sabato, giugno 17, 2006

Potere alla Parola (rubrica a cura del vostro Gianni)

“La sola cosa che ci consoli dalle miserie è la distrazione, e tuttavia essa è la più grande delle nostre miserie, perché ci impedisce in primo luogo di riflettere su noi stessi, e fa in modo che ci perdiamo insensibilmente”.
(Blaise Pascal)

Forse dovrei più darmi al “divertissement” Pascaliano, perché su me stesso ci rifletto già troppo e a volte mi fa male. Ultimamente sto pensando molto al vivere, o meglio, al modo in cui spesso non ci accorgiamo di vivere. Ci sono parti infinitesimali di luci, di colori e sapori, di situazioni, di giorni interi che ci sfuggono, che non riusciamo ad intrappolare e metabolizzare nel nostro vissuto. Cosa abbastanza naturale, ma non del tutto meccanica e voluta. Mi sto accorgendo di perdere piano piano tutte “piccole” cose che dimentico, ma che sono fondamentali e lo saranno nella memoria. Mi sto sforzando insomma di capire e ricordare ogni secondo che vivere è cercare il rosa del tramonto nel grigio delle grandi città, vivere vuol dire ringraziare e sorridere e fare tutto questo come cosa spontanea. Vivere è meravigliarsi sempre come i bambini, Zaumazein come diceva secoli fa un tale chiamato Aristotele (Mi duole dirlo caro Povia, ma scopiazzare i filosofi non è per nulla originale!). Vivere è capire di avere una famiglia straordinaria, e rendersi conto di questa fortuna ogni singolo giorno. Vivere vuol dire esagerare, eccedere nella ricerca di se stessi e mai accontentarsi di nulla. Vuol dire piangere commossi davanti a un “ti voglio bene” sussurrato da un amico vero. Vivere è conoscere un pochino le culture “altre”. Vivere è amare, qualsiasi attitudine e orientamento sessuale si abbia, perché nulla è contro natura e si deve essere indiscriminatamente liberi di amare. Amare con il corpo e con la testa. Vivere è fare i “romantici a Milano”, scarrozzati in vespa da una conoscenza un po’ casuale ma diventata assai preziosa. Vivere è anche arrabbiarsi, disperarsi, lamentarsi, sono tutte altre angolature importantissime! Ma vivere è non darsi mai per vinti, non mollare di fronte ai mille ostacoli che ti si pareranno davanti. Vivere è perdersi nel caldo delle note di un concerto d’estate, perdersi affascinati tra le strofe di una canzone splendida…una canzone speciale che parla di vita.
Gianni

Lettera

In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole.
All' una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l' indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda,
ma nell' intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d' un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l' inverno per desiderare una nuova estate...

Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,
di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare...

Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull' erba verde fantastico piano sul mio passato,
ma l' età all' improvviso disperde quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco, troppo vicine o troppo distanti...

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
l' arsura sana degli assetati, la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale l' affanno e l' ansimo dopo una corsa,
l' ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa... che chiami... vita...
(Francesco Guccini)

1 commento:

Anonimo ha detto...

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