lunedì, gennaio 22, 2007

Potere alla Parola...In Libertà! (sempre a cura del vostro Gianni)

Parola Potente e Libera- che spezza le catene della sintassi- impeto marinettiano di stiloso nichilismo- come Marco Philopat- ma non per questo- costretto a sanguinare- quando quello che si vuole dire- è frutto- di una mente poco stabile- ma che funziona ed elabora senza fine- come senza fine sono le radici- di pensieri che prendono linfa- dalle serate di una Milano- amata a tal punto che la si disprezza- un disprezzo che si compra il sabato sera- ma in saldo- scontato dalla banalità del bene- che ogni tanto gioca a fare il male- facce note- il locale quasi- allegria a tratti- persone a cui voglio bene- mista ad indifferenza- quando vedo quella faccia- ci sono sorrisi che mi salvano- dagli occhi falsi- ma resisto- odi profanum vulgus et arceo- grazie Mrs. Beauregarde- e i latinismi che hai copiato- del resto- ubi minor maior cessat- viva gli antichi romani e la loro libera interpretazione- me ne vado- stasera- omnia serviliter pro Nicolò- dopo dibattiti serrati- sulle mie nuove abitudini alimentari- perché il mio è anche fuggire dal dolore- il dolore di altre vite- perché il mio rifiutare violenza e morte- non vuol dire- per forza mortificarsi- perché si può resistere a tutto- anche alle tentazioni- Oscar Wilde- vai a fare in culo- te e i tuoi finti dandy doriangraydistaminchia- vi è qualcosa che manca- tremendamente manca- l’aipod nelle trombe di eustachio- grande inibitore di turbe- psichiche semplici- semplificate in codici binari- compressi in gigabait- che liberano da mali- del torpore della metro- dai fantasmi che la occupano- i vagoni ne sono pieni- zeppi da spavento- la gola è secca- solteros segundos de oscuridad- I cannot fucking stand it- when they’re around- voglio Justin Pierre- l’eroe degli sconfitti- il mio romantico eroe- e le sue fiabe- da disperata inettitudine- attendo- con impazienza- sue nuove elucubrazioni- in formato emmepitrè- non ho Justin Pierre nelle orecchie- mi tocca cantarlo- da solo- per via Pagano- cercando- la stella polare in un lampione- le costellazioni nei fari- di macchine che sfiorano- i panettoni di cemento diventati- denti rotti di un gigante- viziato- e- vizioso- le note- dall’ugola prendono il ritmo dei passi- serrati- ma dalla costanza di un metronomo- pathos che dilania la trachea- con una piuma- intinta- in un calamaio di rimorsi- che si dissolvono- quando raggiungo una seconda casa- serena nonostante- il traffico- di anime- infarcite di propulsione all’autodistuzione- Apu è come mia madre- ma mi ha sempre- allattato col whisky- la mamma è- sempre la mamma- anche se cingalese- e aggiunge cola- per lenire l’amarezza- solari presenze- adorabile diversivo- sorriso conseguenza di sorrisi- sento dolcezza- a pochi centimetri da me- i tuoi raggi- hanno- qualche nuvoletta- ma stai tranquilla- verranno soffiate via- te lo dice- uno che attende sempre- ventate di speranza- sfiorare i capelli- accarezzare il cuore- e goderne- per quanto essi siano sottili- per quanto- esse siano flebili- troppo esili- a volte- è sempre tardi- quando vuoi che non lo sia- ma la notte- ti stringe- nella morsa del silenzio- e dei pensieri- che mi accompagnano- finchè- dalle chiavi- alla maniglia- al rubinetto- al comodino- le mani- portano alle orecchie- il metallo- dell’aipod- e la pedissequa litania- libera Orfeo- as the curtain- closes on- another day- Amen.

Gianni

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