martedì, dicembre 05, 2006

Indovina Chi?

Ora vi racconterò una storia, al termine ci sarà una domanda e voi dovrete indovinare qualcosa…
Alexander Litvinenko, ex colonnello del Kgb rifugiato a Londra, è morto qualche giorno fa dopo tre settimane di agonia non solo fisica, tra accuse di avvelenamento rivolte al Cremlino e illazioni dei servizi segreti di Mosca arrivati a dire che era tutta una simulazione per danneggiare Putin
Per Mosca è stupido anche solo ipotizzare che ci sia il Cremlino dietro l'eliminazione del 43enne ex agente dell'Fsb, nemico giurato di Vladimir Putin.
L'ex spia russa aveva chiesto asilo in Gran Bretagna nel 2000 affermando di essere perseguitato in patria e aveva poi ottenuto la cittadinanza britannica. L'uomo, che stava indagando sull'assassinio della Politkovskaya, si è sentito male dopo una serie di incontri avuto il primo novembre. I medici non sono riusciti a capire la natura dell'avvelenamento.
Litvinenko era stato avvelenato mentre indagava sull'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya.
(Le fonti delle notizie qui sopra riportate sono corriere.it e repubblica.it).
Anna Politkovskaya è stata uccisa più di un mese fa. Lei non stava indagando su nessuno tuttavia, essendo una giornalista, ha scritto un libro.
Il titolo mi sembra il modo più eloquente per spiegare in modo conciso lo scopo dello scritto: “La Russia di Putin”.
Qui sotto voglio riportare,raggruppati in vari argomenti salienti, alcuni pezzi del libro per farvi avere un’idea completa della storia e poter racimolare tutti gli indizi.
Anna Politkovskaya, La Russia di Putin:

Esercito: Un esercito dove la mano destra non sa quel che fa la sinistra, e dove per rintracciare il comandante della divisione Taman si rivolge la domanda per iscritto a genitori che abitano in capo al mondo piuttosto che telefonare poco distante, al Quartier Generale di Chankala.
In Russia l’esercito- uno dei pilastri istituzionali dello Stato- continua a essere un campo di concentramento per i giovani che finiscono dietro il suo filo spinato. Un luogo in cui il primo metodo educativo è quello di “stanarli e ammazzarli fin nel cesso”(il primo slogan che il presidente Putin ha usato per scandire la sua lotta con i nemici all’interno della Russia).

Ivanov e il ministero della Difesa: Sergej Ivanov- attuale ministro della Difesa e amico carissimo del presidente Putin sin dai tempi in cui questi lavorava per il Kgb/Fsb di Sanpietroburgo-docet. Ogni settimana Ivanov compare in televisione e trasmette i bollettini di guerra del presidente con un tono che ricorda quello di Goebbels nei cinegiornali della seconda guerra mondiale. Ivanov afferma che nessuno ci “metterà in ginocchio davanti ai terroristi” e che la guerra in Cecenia andrà avanti sino alla “vittoria finale”…
Mai una parola, però, sulle sorti di coloro- soldati e ufficiali- che garantiscono a lui e al presidente la possibilità di non “inginocchiarsi davanti ai terroristi”. La linea politica attuale è prettamente neosovietica: non uomini, ma ingranaggi costretti a realizzare incondizionatamente gli azzardi politici di chi ha preso il potere. Ingranaggi senza alcun diritto, nemmeno quello a una morte dignitosa.

Fsb(il nuovo Kgb): Che cosa succede a chi finisce nelle mani dell’FSB?Non della Ceka del ’37, quella di Solzenicyn, del Gulag e di tanti libri tremendi, ma quella attuale, foraggiata dai contribuenti?
Ultimamente in Russia se ne parla molto e i timori crescono. Nessuno ne sa niente, ma tutti la temono come un tempo. E come un tempo solo di rado qualcosa trapela.

Occidentali: Gli “occidentali”- così in Russia chiamano europei e americani- hanno una tale passione per Putin, lo amano a tal punto, da temere di pronunciarsi contro di lui.

Croce Rossa: Va detto che la Croce Rossa è spesso impossibilitata a svolgere le funzioni previste in quanto le autorità russe le hanno revocato il diritto di visita ai detenuti.

Irruzione nel teatro: Jaroslav Fadeev, ragazzino moscovita, è il primo della lista che riporta i nomi delle vittime dell’irruzione. Come è noto, la versione ufficiale dei fatti è la seguente: i quattro ostaggi morti per ferite d’arma da fuoco sono stati uccisi dai terroristi, in quanto le forze speciali dell’FSB- i colleghi di Putin- che hanno preso d’assalto il teatro non possono essersi sbagliate e non possono aver ucciso dei civili.
Ma i fatti sono fatti. Jaroslav ha una pallottola in testa però non rientra nei “quattro uccisi dai terroristi”. Jaroslav è il quinto.
Ma c’è di più. Quando Irina ha confidato le sue intuizioni, i suoi dubbi, le sue perplessità ad alcuni giornalisti, è stata subito convocata in procura. Il giudice inquirente era molto risentito:”Perché vuole sollevare un polverone?”le ha detto senza mezzi termini. “Lo sa o non lo sa che non può avercela una pallottola in corpo?”. Dopo di che ha fatto del suo meglio per spaventare la povera Irina, già prostrata di suo:”O scrive subito una dichiarazione in cui smentisce di aver detto alcunchè ai giornalisti, così che possiamo denunciarli per calunnie ai danni dei nostri reparti speciali, oppure riapriamo la tomba di suo figlio senza la sua autorizzazione e facciamo una bella perizia postuma!

Caccia al ceceno: ”Questa nuova ondata di razzismo di Stato ufficialmente noto come operazione Turbine” continua Svetlana Alekseevna “è stata varata subito dopo l’irruzione al teatro Dubrovka. E’ una caccia al ceceno. Li stanno sbattendo fuori di casa e dal lavoro, soprattutto. Si rivalgono su un’intera popolazione per i crimini di singoli individui. Il metodo più in uso è di screditarli come popolo costruendo dei casi giudiziari fasulli, rifilando loro droga o armi. Si fanno persino beffe di loro: giocano al “poliziotto buono” e lasciano scegliere il capo d’accusa alle vittime.
Val la pena ricordare una vecchia storia del secolo scorso. Iniziata più o meno allo stesso modo ma finita diversamente. Un Paese europeo viene occupato dai nazisti e agli ebrei viene ordinato di cucirsi una stella gialla affinchè possano essere identificati. Tutti quanti, allora – ebrei e non- si cuciono sulla giacca una stella gialla. Per salvare gli ebrei. E per salvare se stessi dal diventare nazisti. Lo fa persino il re. A mosca, oggi, accade l’inverso. Quando le alte sfere hanno ordinato l’attacco contro i ceceni che ci vivono accanto, non solo non ci siamo cuciti una stella gialla sulla giacca, ma abbiamo sparato dei razzi di segnalazione per farli trovare più facilmente.

Putin: Ho parlato con la gente che andava a votare e che tornava dopo aver sbrigato la procedura. Erano apatici. Del tutto indiferenti al rito della rielezioni di Putin. Vogliono che lo rieleggiamo?Amen, mi hanno detto in molti.
A renderlo possibile,però- e va detto-, non sono state solo la nostra negligenza, l’apatia e la stanchezza seguite a tante- troppe- rivoluzioni. Il processo è stato accompagnato a da un coro di osanna in Occidente. In primo luogo da Silvio Berlusconi, che di Putin si è invaghito e che è il suo paladino in Europa. Ma anche di Blair, Schoeder e Chirac, senza dimenticare Bush junior oltreoceano.
Il nostro ex KGBista non ha trovato inciampi sul suo cammino. Né in Occidente, né in un’opposizione seria all’interno del Paese. Per tutta la sua cosiddetta campagna elettorale- dal 7 dicembre del 2003 al 14 marzo 2004- Putin si è fatto beffe del suo elettorato. In primo luogo perché si è rifiutato di discutere alcunchè con chiunque. Non ha mai ritenuto opportuno fornire spiegazioni riguardo a qualsiasi punto del suo programma pe r i quattro anni precedenti. Ha mostrato disprezzo non solo per i rappresentanti dell’opposizione, ma per l’opposizione in quanto tale. Non ha fatto promesse. Non ha fatto appelli.

Perché ce l’ha con Putin
: Perché ce l’ho tanto con Putin? Perché il tempo passa. Quest’estate saranno sei anni che la guerra cecena è iniziata affichè Putin potesse diventare presidente. E non se ne vede la fine. All’epoca i bimbi shahid non erano ancora nati, ma dal 1999 a oggi tutte le stragi di bambini- tra le bombe e le pulizie etniche- sono rimaste impunite: i carnefici non sono mai finiti sul banco degli imputat. Putin non l’ha mai preteso, sebbene abbia fama di “amico di tutti i bimbi”. In Cecenia i militari continuano a comptortarsi com’è stato loro permesso da che la guerra è iniziata:pensano di essere in un poligono di tiro senza nessuno intorno, bambini compresi.
Questa strage di innocenti non ha scosso il Paese. Nessuna televisone ha mostrato le immagini dei cinque piccoli ceceni uccisi. Il ministro della Difesa non si è dimesso seduta stante. Non ha lasciato il suo posto nemmeno il comandante dell’Aeronautica militare. E’ rimasto tutto com’era. Il comandante in capo non ha indirizzato una sola parola di conforto o di condoglianze a quel padre rimasto solo. Il mondo continua a ribollire attorno a noi. In Iraq sono stati ammazzati degli ostaggi. Popoli e nazioni hannoi chiesto a chi li governa e alle organizzazioni internazionali di ritirare le truppe per salvare la vita di quanti stanno facendo il loro dovere. Da noi niente. La morte di quei bambini assurti a martiri non solo non ci ha spinti a chiedere di ritirare le truppe, ma nemmeno a iniziare un dibattito su quanto sta accandendo in Cecenia con l’intento di aprire una strada al dialogo, alla pacificazione, alla smilitarizzazione e a tutto ciò che consegue alla fine di un conflitto.
Perché ce l’ho tanto con Putin? Per tutto questo.

Qua finiscono i dati e le testimonianze della giornalista, ora:
Indovina Chi li ha uccisi?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

inquietante...

Anonimo ha detto...

p.s.: hai già fatto gli esami per la positività al polonio?

GianniePinotto ha detto...

no però mi hanno dato scorta e auto blu...